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LO STALLO
18 maggio 2024 (ore 21)
Teatro Rossi
Cava Manara (PV)
Lo Stallo è un'alternanza di canzoni e monologhi nella tradizione del Teatro Canzone, e sarà interpretato da Sergio Sgrilli, che firma anche la regia. Con lui sul palco, il gruppo musicale dei Khorakhanè. La produzione è di DeepSide Music e MPL Communication. Le musiche sono di: Simone Baldini Tosi, Marco Canepa, Fabrizio Coveri, Giulio D’Agnello, Pier David Fanti, Fabrizio Federighi, Meme Lucarelli, Matteo Scheda.
Lo Stallo, il cui titolo allude a quella particolare conclusione del gioco degli scacchi in cui «la partita non ha vincitori né vinti, è immobile, eternamente sospesa», è il racconto di un uomo che si sente incapace di un gesto qualsiasi che possa ridare un senso al mondo e alla vita. Sergio Sgrilli, tra serie riflessioni e momenti comici, ci accompagna in un viaggio nel nostro presente, nelle nostre nevrosi, negli aspetti più intimi della vita. La difficoltà di amare, la questione femminile, la mancanza di slanci vitali, la sessualità, la solitudine, la vecchiaia, il dilagare assurdo e irrazionale della violenza, la morte – sono tutti temi che Luporini, con il suo testo, ci costringe ad affrontare, con analisi spietate e l'intelligente leggerezza dell’ironia. E così, se all'inizio dello spettacolo ci si chiede se «il buio che vedo e che forse c'è / non è nel mio tempo ma è dentro di me», alla fine si ammette che, seppure messi costantemente alla prova dalla complessità dell’esistenza, c'è ancora qualcosa che possiamo fare, qualcosa che dipende soltanto da noi. È per dirci questo che, dopo quattordici anni di silenzio, Sandro Luporini, all'età di 87 anni, è tornato a scrivere per il teatro. Per raccontarci, con l'autoironia e la profondità che per oltre trent'anni hanno emozionato il pubblico italiano, di sé e di noi
LA BUONA NOVELLA
4 maggio 2024 (ore 21)
Teatro Persio Flacco
Volterra (PI)
Una tra le più significative e importanti raccolte di racconti in versi di Fabrizio De André, uscita nel 1970, rielaborata e interpretata dai Khorakhanè.
Parole e musica. Poesia recitata, cantata, suonata. Con quasi cinquant’anni di vita alle spalle, senza dimostrarli. “La Buona Novella” di Fabrizio De Andrè approda a Teatro, emozionante come fosse la prima volta.
“Io, nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore”. A queste parole de Andrè affidava la propria poetica, la concezione di un Cristo fratello, che aveva incontrato nei Vangeli Apocrifi. E i testi rivelano subito tutta la propria attualità, l’urgenza e la forza, la bellezza, con istantanee di pura poesia capaci di raccontare la storia antica e moderna. Un omaggio teso ed emozionante ai testi e alla musica del “poeta” di Via del Campo.